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"Il massimo studioso dei testi gramsciani sul piano filologico e il maggior interprete di Gramsci": con queste parole lo storico Eric J. Hobsbawm ricordava Antonio Santucci a pochi giorni dalla sua prematura scomparsa. E non vi è dubbio che il nome di Santucci resti indissolubilmente legato a quello del comunista sardo, il cui itinerario politico e umano costituisce il riferimento costante del suo percorso scientifico e intellettuale. Non poteva, dunque, che essere Gramsci il punto di partenza di questa raccolta di scritti giornalistici. Di Gramsci Santucci ricostruisce la vicenda politica e umana, afferma la classicità comunista, sostiene con solida argomentazione un'interpretazione filologicamente rigorosa, polemizzando aspramente con chi, a destra come a sinistra, continua a farne un uso scientificamente disinvolto e politicamente interessato. Gli scritti attraversano circa un trentennio di storia politica e culturale italiana. Dalle polemiche con Montanelli alla descrizione dell'Italia di Craxi e Berlusconi, dall'inadeguatezza della nuova sinistra all'analisi critica della globalizzazione: articoli solo all'apparenza disparati, tenuti assieme dall'inconfondibile stile di Santucci.